Mi trovo di nuovo qui, dopo diverso tempo, non so quanto e non voglio andare a scoprirlo perchè non voglio conoscere l’esatta misura del tempo durante il quale non ho scritto qui. E questo, per sfuggire all’occasione prossima di peccato di uno dei miei più grandi peccati. L’esattezza. E preferirei guarire da quella che appare più ancora come un’ossessione, che come un peccato. Riflettevo, in questi giorni, sulla sana utilità di una sorta di lavanda cerebrale, un lavaggio delle abitudini reiterate, degli innocenti tic trasformati in difetti nel corso degli anni e incagliati, definitivamente, dentro all’orizzonte delle manie. Dannose, in massima parte. Riflettevo e valutavo l’opportunità di liberarsi dal doloroso guardarsi ripetere gli stessi errori, sempre. E mi sono accorta di come, questi errori, siano dovuti a una serie di abitudini comode e sedimentate. O, chiamiamoli peccati.
Io ho peccato di ingordigia. E tanto, perchè se non l’avessi fatto in modo eccessivo, non potrei dirmi davvero ingorda. Quando una cosa mi piace, non riesco a gestirne la misura. Questo, esperienza insegna, consuma deglutisce e mastica e digerisce tutto insieme in ogni secondo e ogni minuto. E il tempo assume un senso diverso. E quello che è stato consumato deglutito e masticato e digerito, a un certo punto, senza preavviso, non esiste più. Perchè è stato privato di tutta l’energia che aveva, di tutta l’energia che la mia ingordigia ha sfruttato.
Io ho peccato di assenza. Da me stessa. Il mio tempo, fuori da me, non rientra in me. Disperdo le mie attenzioni su altri corpi, diversi dal mio. Su altri sentimenti, diversi dai miei. Sui bisogni che sono di chi ne ha bisogno.
Io ho peccato di sincerità. Non tutto quello che penso preme per essere raccontato e spiegato e condiviso. Quello che penso, a volte, ferisce e un attimo dopo si rincorre da solo per fermarsi e chiedere scusa. Io ti odio. No non è vero non è esattamente così è solo che certe volte sai.. ma è un problema mio, sono sempre stata così e non mi controllo.. no davvero non volevo dire, anche se forse.. Non tutto quello che penso è vero. Non tutti vogliono sapere tutto quello che penso. Spesso, mi accorgo appena dopo aver detto di non aver nessuna voglia di dirlo.
Ho peccato di impazienza. Tutto e adesso. E se non posso faccio in modo di potere, faccio in modo che sia che arrivi quel tutto e adesso. Così non capisco mai che nel frattempo l’adesso si è trasformato in un passato fatto di tentativi di rispondere all’impazienza e il futuro è fatto di tentivi di rispondere all’inpazienza. E vagoni interi di ansia si spostano sui binari in ogni direzione.
Ho peccato di ansia. Per domani. O addirittura forse già per stasera. Che almeno guadagno tempo, così non mi viene l’ansia di essere in ritardo.
Ho peccato di contegno. Non ho mai toccato davvero il fondo quando avrei potuto farlo.
Ho peccato di impulsività razionale. Semplice riassunto di cosa significa. Tendenzialmente si manifesta all’avvicinarsi di una decisione da prendere. Si tratta di un folle delirio di pensieri razionali a proposito della situazione in cui sono coinvolta, distribuiti in una successione casuale e ripetitiva, come una catena, una ruota, un loop che si ripete, durante il quale adduco motivazioni, stilo ipotetiche liste di pro e contro, tiro in ballo i precedenti storici, le esperienze passate……fino a che, all’improvviso, di solito sbagliando i tempi comici e anche quelli drammatici, e di solito pentendomene immediatamente dopo, il ciclo ripetuto di pensieri inaspettatamente si interrompe e faccio una cosa…a caso. Di solito quella scartata dall’inizio, subito. Dopo averci pensato ore.
Ho peccato di definitività. Pur credendo il contrario e sentendomi libera dalle definizioni e dal credere che le decisioni siano definitive e immutabili. La paura di sbagliare, dietro ogni momento, è celata da qualcosa che sembra solo insicurezza. Non è dentro ad ogni secondo che vive la possibilità di determinare il futuro con una scelta. E soprattutto, la scelta, non conduce al regno dell’immutabile.
Ho peccato di pigrizia. Sopra ad ogni cuscino che ho incontrato, dopo l’inizio di ogni avventura che ho vissuto.
Ho peccato di indulgenza, verso tutti. Ho peccato di incoerenza, arroganza, durezza e serietà. Ho peccato di altro ancora e vorrei che queste righe qui sopra segnassero un confine e rappresentassero l’inizio di una svolta. Ma non vorrei peccare di ingenuità.