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le discese ardite e le risalite

In Uncategorized on 29 gennaio 2010 at 12:16

Ho ascoltato questa canzone durante l’infanzia, mille volte e mille altre ancora, il cuore scoppia ogni volta che dice lediscesearditeelerisalite, il respiro si blocca un attimo prima e poi scendo, sulla corrente delle parole e degli accordi. Ho ascoltato mille volte e mille ancora questa canzone, sul sedile posteriore della macchina, d’estate, in montagna, l’ho cantata mille volte. Mi commuoveva già da piccola, quando non controlli e soprattutto non capisci la “sensazione di qualcosa che ti commuove” e senti soltanto dei brividi, che non sai nemmeno che si chiamano brividi. E che si chiameranno ricordi.

Non sapevo che a commuovermi era il futuro, la storia futura dei sentimenti, dei giorni, degli incontri, dei giorni scanditi dalle ore dai minuti dal sole e dalla pioggia, la storia futura della frenesia e della depressione, del ridere e del piangere fino a non respirare, del letargo e dei risvegli. Le discese ardite e le risalite sono la vita adulta. Che a scendere è tutto rapido e in un secondo sei a terra e poi risali. E ti scoppia il cuore. E in un attimo sei in alto con un grande salto e nemmeno te lo spieghi. E poi giù il deserto. E poi, anche se non voglio torno già a volare. Io vorrei non vorrei ma se vuoi. E non so bene come, qualcosa arriva e poi se ne va e poi torna. Si parla di (non) poter controllare i flussi. Di (non) lasciarsi andare.

COME PUO’ UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE?

dove vai quando poi resti sola? il ricordo come sai non consola. quando lei se ne andò per esempio, trasformai la mia casa in un tempio e da allora solo oggi non fanetico più
a guarirmi chi fu ho paura a dirti….. che sei tu
ora noi siamo già più vicini

io vorrei non vorrei ma se vuoi

come può uno scoglio
arginare il mare

anche se non voglio torno già a volare le distese azzurre e le verdi terre

LE
DISCESE
ARDITE
E
LE
RISALITE

su nel cielo aperto e poi giù il deserto e poi ancora in alto con un grande salto

dove vai quando poi resti sola?

senza ali
tu lo sai
non si vola

io quel dì mi trovai per esempio quasi sperso

in quel letto così ampio

stalattiti sul soffitto i miei giorni con lei io la morte abbracciai ho paura a dirti che per te mi svegliai oramai fra di noi solo un un passo io vorrei non vorrei ma se vuoi come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno già a volare le distese azzurre  e le verdi terre le discesearditeelerisaliteesunelcieloapertoo epoi giù il deserto e poi ancora in alto  con un grande salto.

Non posso scrivere niente di dissacrante e sarcastico.
Posso scrivere solo dell’emozione
e magari posso aggiungere che la mia canzone preferita di battisti è sempre stata la collina dei ciliegi(…)

proprio qui sotto una vera chicca (autoesplicativa):

qui la COVER del 1974 di  Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi..
scritta da DavidBowie e cantata da MickRonson

My friend myself Boredoms hero Prince of the alleys Stumble falling to a winsome table in search of wine Mulatto hookers, Cocaine bookers, Troubled husbands Stolen freedoms, that only evening unfolds to shine Through the twisting inn of screaming pleasure  Two wet lips of infant leisure smiled Could I grasp at the stars? As they play your night blue hair Sable eyes, Ebony thighs She shines forever Dancer be, dancing free She shines for me So a masked man should mourn The passing of night time The long metal dirge We were prisoners no more Of the near fallen angels She will shine on for me Let the panting begin Though the music is lethal Let the night take me in You know the daybreak shall win She will shine on forever He will shine on for me While jeering waiters grope at your shoulders I drink your kisses Exquisite room, my charming tomb I see the man With marble hands Your smooth pimp, piranha Cradles my swimming head Cracks his glass, into my face, I’m thrown away And then I’m tossed a’ bleeding out on the street And ask me, John do I have to drag you away? And I curse where I lay Have made me bow with thanks some day Ten thousand engines skid unwielding Puncture my skin Bait and taunt For me to run, back to my rooms  hough the bad taste of sleep Clutching my pillow In anger I weep She will cry on my chest She will shine on forever She will shine on for me Let the tempting begin Though the music is lethal Let the night take me in Though the daybreak shall win She will shine on forever She will shine on for me Ahhh, yeah Oh, ohhhhh

(ho copiato il testo della cover a testimonianza del fatto che il mio amato bowie è un maniaco-ossessivo fissato sempre con le solite cose. SORRY)

the 2010 digital trends

In Uncategorized on 26 gennaio 2010 at 21:58

il digital trend del 2010 sarà uno solo, ma consistente e duraturo come una partita a risiko.

nel 2010 il mondo della rete si divertirà come se avesse tra le mani uno scioglilingua, come se dovesse risolvere un enigma, come se ci fosse un rebus a cui venire a capo. costantemente.

ci saranno indagini, pettegolezzi, soffiate da parte di talpe più o meno cieche, più o meno premonitrici. si succederanno una dopo l’altra smentite a raffica, e riconferme, tutto si sommerà, accatasterà nomi su nomi. saranno nomi di area anglofona, saranno nomi composti da onomatopee e sigle, acronimi e anagrammi. saranno forse nomi palindromi. il più delle volte preceduti da una i e un trattino.

tutto sarà valido, nel nuovo trend digitale del 2010, le regole sono: sparala fuori grossa.
sarà un rinoceronte wi-fi?davvero??????

e come si connette?? ah no non dirmelo.

si tratta di un gioco senza esclusione di colpi. spara il nome. i-shot, i-show, i-know, i-fart, i-riot.

c’è un inizio in questa storia, non proprio una data, (anche se tutto si è fatto più serio nel dicembre 2009)  l’inizio di questa storia è un uomo, i-man, sempre lui.

steve jobs.

è stato lui ad iniziare il gioco: indovina il nome del mio nuovo aggeggio superavanzato che forse, ma non si sa ancora, ma probabilmente sì, ma lo vedremo solo tra un po’ (intanto fatevi tutte le domande del mondo e dei visual finti con photoshop per immaginarvelo) presenterò al mercato in gennaio.

domani
itablet
islate
ipad
ijobs
mostrerà il suo volto.
e una volta abbandonato il quiz che lo ha visto protagonista per mesi, via con le danze, sotto un altro oggetto, si gioca al nuovo trend digitale del 2010.
INDOVINA L’ I-…

grazie a Dio esiste il viagra

In Uncategorized on 25 gennaio 2010 at 12:34

oggi vorrei affrontare due temi a me molto cari, dio e il viagra.

grazie a Dio comunque e sempre, ogni mia giornata inizia con un ringraziamento all’Onnipotente, che nell’invenzione del viagra ha pensato a tutti gli Onniimpotenti, aumentando così la sua già numerosa schiera di fans. che come assonanza ci porta direttamente al trans, che molto probabilmente avrà utilizzato il viagra in diverse occasioni a fronte del recente aumento della richiesta. a cui a volte abbiamo visto che segue l’inchiesta, ad indagare i motivi all’origine del piacere e dell’utilizzo di denaro pubblico e figli a carico, che ha poi portato qualcuno a lasciare l’incarico guadagnato con tanta fatica, solo perchè a un certo punto punto non gli piaceva più la f.
-Franco M., comico televisivo/menestrello contemporaneo, Pistoia-

grazie a Dio esiste il viagra. grazie a Dio esiste il viagra e io non ne posso più fare a meno, non perchè io ne abbia davvero bisogno, proprio no, è che alle femmine piace, ecco, sono loro a dire il vero, che non possono più farne a meno. ogni mattina, caffè e pilola blu per cominciare bene la mia giornata di duro lavoro e di onesti flirt disseminati qua e là. ogni mattina, quando faccio il nodo alla cravatta, dopo essermi fatto la barba, penso alla meravigliosa sequenza di donne che mi aspetta e grazie a dio esiste il viagra. così posso affrontare la barista, la tassista, la centralinista. mi sento forte e mi sento potente. le guardo, dritto (negli occhi) e loro capiscono. lo sentono. anche la mia segretaria, nota la differenza. non importa se la sera, torno a casa e dormo sempre da solo.
-Ernesto T., direttore finanziario, Milano-

grazie a Dio esiste il viagra perchè da quando mio marito l’ha scoperto, la nostra vita matrimoniale è resuscitata. per questo dico grazie a Dio, i maracoli esistono! devo dire che la via per arrivare a questo è stata lunga e non priva di sofferenze. avevamo provato di tutto, nonostante io non volessi proprio provare tutto tutto e poi io sono molto credente, ma quando ci si sposa e si dice in salute e in malattia finchè morte non ci separi, alla fine avevo accettato, ma niente funzionava. finchè non siamo arrivati al viagra. e adesso quasi devo dirgli basta …che non ce la faccio più!
-Annamaria G., casalinga di Spoleto-

ogni riferimento a persone, fatti e luoghi reali, è puramente casuale.

recensione di Avatar senza aver visto Avatar

In Uncategorized on 21 gennaio 2010 at 23:37

Avatar è un film coinvolgente di taglio documentaristico e con un forte spirito di denuncia che scuote la coscienza di ogni singolo spettatore che abbia avuto la fortuna di vederlo. Al centro della straziante sviluppo narrativo troviamo delle figure azzurre dall’aspetto molto simile a quello di esseri umani veneti. Queste figure si chiamano bluoidi e corrono. La stirpe dei bluoidi nasce pochi mesi fa dall’inventore del più geniale e spudorato marketing cinematografico e di sigourney weaver. I bluoidi sono brutti ma saltano. Il loro naso è schiacciato e i loro occhi spalancati, come mara carfagna. I bluoidi si rivelano estremamente gentili dal momento che decidono di esprimersi in modo comprensibile a tutti, attraverso il linguaggio dei sordomuti. I bluoidi volano sui pipistrelli un po’ blu un po’ verdi un po’ arancioni..e voi direte, “….bella forza, caro il mio inventore del più geniale e spudorato marketing cinematografico e di sigourney weaver, non è che volano proprio.. allora..!” e io vi dico: bella forza sì, invece, nel convincere i pipistrelli arancioni a non spostarsi quando i bluoidi gli piombano addosso per farsi portare in giro come se fossero saliti su un taxi.

Ma ora, lascerei da parte un attimo i bluoidi e con permesso mi occuperei del tema del ragazzo che si ribella. Lui era disabile. E gli uomini dell’esercito dei marines con i capelli a spazzola bianchi e i muscoli tesi anche quando mandano un sms, lo sfottevano perchè si era stupidamente fatto sparare quando era stato costretto ad andare in guerra. Lo sfottevano e allora lui ha detto: ok, sigourney weaver, mettimi in questa macchina che sembra una lampada abbronzante, per servire la mia patria e male che vada, ne esco tronista. E invece, il ragazzo dagli occhi dolci e che amava la vita e anche camminare, si trasforma in un bluoide. Sì sì, dopo essere stato un po’ in una vasca (ovviamente blu) a mollo, gli si schiaccia il naso e gli si gonfiano gli occhi. Ma non sempre. Occhioni vive una vita da sdoppiato: triste, con i capelli che crescono piano piano dal taglio marines, da un lato, e bluoide deambulante con capelli un po’ rastafarian/trascurati dall’altro.

Un soprano canta sempre, con un sottofondo di tamburi.

L’inventore del più geniale e spudorato marketing cinematografico e di sigourney weaver, a questo punto, manda Occhioni in versione bluoide su Pandora. Si innamora di una bluoide mentre la vede saltare sul pipistrello (dopposensista che non sei altro, registaccio!) e alla fine dice: sai che c’è, mi piace proprio stare in Pandora, saltello e comando tutto, adesso uccido i marines, soprattutto quel vecchio muscoloso e unticcio e magari mi faccio anche sigourney, che tanto ormai…

Mi sono persa a raccontare fedelmente la trama, probabilmente perchè così tanto contenuto va condiviso. Vi sarà facile, dunque, al termine di questa recensione riassunto, comprendere il motivo della mia affermazione in merito alla capacità sconvolgente di questo docu-denu-blu-film di scuotere le coscienze. Avatar non è solo un film appassionante e ben scritto, dai risvolti sorprendenti e disarmanti. Avatar non è solo il film che ha permesso all’inventore del più geniale e spudorato marketing cinematografico e di sigourney weaver di guadagnare un’altra volta miliardi di miliardi in tutte le valute mondiali elencabili, anche quelle ancora non coniate. Avatar è soprattutto una storia ed è la storia dell’evoluzione di una specie.

I puffi.

ps. la bluoide di cui si innamora Occhioni è ester canadas.

In auto, da Milano a Roma, con il Ministro Brunetta

In Uncategorized on 19 gennaio 2010 at 23:30

Ebbene sì, mio piccolo e trascurato blog. Il nostro timido colpo di stato, più concettuale che armato, ha fallito. Eccoci qui a giocare con l’ordine ristabilito e a ripescare il tema che sapevamo ci saremmo trovati a ripescare prima o poi. Solo che speravo di non farmi cogliere impreparata ad affrontare In auto, da Milano a Roma, con il Ministro Brunetta, perchè vedi, mi dispiace, ma non sono proprio riuscita a passare a quel negozio della Chicco, quello che l’altroieri faceva gli sconti sui passeggini per auto, sempre quelle con l’adesivo babyabordo attaccato al lunotto. o al lunetta.

Salve ministro, potrei chiamarti così, permettendomi il tono colloquiale del ritrovarmi in macchina con te, lunetta! Lunetta imposta la destinazione sul navigatore per favore… Lunetta, mi accenderesti una sigaretta che c’è traffico? Lunetta, credi anche tu che abbiamo sbagliato uscita in tangenziale?
Lunetta finisci il tuo omogeneizzato prima che mi incazzi.. e.. ti ho detto rimani fermo su quello sgabello o quella cameriera laggiù, la vedi.. la più cattiva dell’autogrill.. verrà a tirarti le orecchie!

SOGNO AD OCCHI APERTI, babyabordo.

Dove stiamo andiamo lunetta? Ah sì, lo sappiamo già, verso Roma. E perchè ti trovavi a Milano, lunetta? ah, viaggio di piacere..capisco..sì.le trovi più eleganti quelle del nord, certo.. Cosa, che dici? Ah no no non so che tempo faccia a roma, sai sono partita direttamente dal lavoro e lì non abbiamo Internet.. eh sì hai ragione ragione è incredibile che non ci sia internet al lavoro, il fatto è che sai dopo quelle tue storie sugli impiegati fannulloni hanno cominciato pian piano a toglierci l’accesso e ora non c’è più una sola connessione nel palazzo.. Hai ragione secondo me, certo, era un tale spreco di tempo.. e risorse. Gentilmente, puoi aprire un pochetto il finestrino, giusto un pochetto..sì fa freddo ma non tanto dai.. cambiamo un po’ aria, che dici? era al pollo l’omogeneizzato?

disobbedienza o di come quella volta arrivammo a stabilire nuove regole

In Uncategorized on 19 gennaio 2010 at 01:12

oggi è il 18 gennaio e tutti penserete che non è una data speciale.

infatti non significa nulla, anche se immagino che nel mondo ci saranno compleanni e anniversari in corso e ricorrenze a volontà.
in realtà è un po’ importante anche per me e per questo piccolo trascurato blog, perchè oggi noi due abbiamo deciso di trasgredire e un brivido si insinua lungo la schiena.

oggi 18 gennaio noi decidiamo che sottometterci ai temi de Il Capo ci fa sentire in obbligo di scrivere qualcosa, anche male, pur di scrivere e che quindi non avrà più luogo, non in modo seriale. ripetiamo, che scrivere solo i temi che ci assegna Il Capo non avrà più luogo in modo sistematico.

certo, è a malincuore che io e il mio piccolo trascurato blog abbandoneremo i temi delle vacanze, dopo che con il post ora in fase di scrittura avremo messo in funzione un autocondono. Infatti, dopo la pubblicazione di Quella volta che sono stata a casa, dovevo uscire, fare qualcosa, cambiare la situazione… Ma non ho avuto il coraggio, ovvero compiti della vacanze 01, annunciamo che i compiti delle vacanze 02, 03, 04 e…(forse) 05 non verranno svolti.

In particolare non dirò nulla a proposito di Spiegazione antropologica del perchè agli uomini piace il calcio, non pubblicherò qui proprio qui il video di antonella clerici che è la prima cosa che mi era venuta in mente leggendo questo titolo assegnato da Il Capo. Quel video famoso proprio strafamoso che, purtroppo per chi non l’ha visto, non pubblicherò qui proprio qui.

Del compito delle vacanze 03, ovvero Michelangelo Pistoletto “Autoritratto”, non scriverò di come m.p. mi risulti totalmente un estraneo, dal cognome un po’ ridicolo e probabilmente un personaggio un po’ spocchioso e poco fecondo come tanti di quei personaggi che si aggirano nell’arte  ……. contemporanea. (quanto mi sento di provincia quando dico queste cose, quanto mi piaccio)

Verso il compito delle vacanze 04 provo un profondo senso di rammarico ed è molto probabile che io e questo piccolo trascurato blog lo ripescheremo dal cesto. Ormai mi sono anche quasi affezionata all’idea che si realizzi, la possibilità del titolo n°4, ovvero In auto, da Milano a Roma, con il Ministro Brunetta e ho iniziato a fantasticare a tal punto da essermi ritrovata, ieri pomeriggio, in procinto di acquistare uno di quei seggiolini per i bambini, quelli che si mettono sulle automobili con l’adesivo babyabordo attaccato al lunotto.

Il n°5, probabilmente, vedrà la luce. Anche se da almeno due mesi giace tra le bozze. Il fatto è che con i 10 peccati più grandi della mia vita, io e questo piccolo trascurato blog nutriamo la speranza ambiziosa di plasmare a quattro mani il capolavoro. Anche Cristiano Malgioglio avrà impiegato un po’ di tempo a scrivere “Pelame”.

Che bello, il 18 gennaio è giorno di indipendenza. Che paura.

Oggi per la prima volta ho capito Milano. Intendo dire che ho capito cos’è il freddo sulla faccia mentre cammini in mezzo alla nebbia, a Milano. Ti annoi ed entri in un cinema ma decidi di non entrare, nel cinema. Perchè sei annoiato. E insofferente. Allora vai alla fermata del tram e il tram arriva in soli 28 minuti. Ricominci a camminare, decidi di andare a casa a piedi. E un aerosol di smog e nebbia si stende davanti a te come un’autostrada. Un immigrato, che tu ritieni probabilmente clandestino, ti avvicina e tu immediatamente pensi che vorrà derubarti in qualche modo e cambi idea di fronte a un ridicolo cappuccio bianco di pelo che indossa e ti innervosisci quando capisci che agitando un foglietto con un indirizzo ti chiede insistentemente come arrivare a quella via che è proprio quella in cui vi trovate voi e allora ti senti razzista e te ne vai e hai freddo e 212 clacson suonano contemporaneamente al semaforo a cui tu aspetti il verde e arrivi sotto casa e controlli che la tua macchina non sia stata rubata o graffiata o montata (in senso sessuale) da una di quelle smart modello marciapiede e non hai niente nel frigo e ti fai una frittata, che alla fine è sempre buona una frittata, e la dieta la fai domani perchè adesso sei stanco e vorresti dormire ma anche risolvere tutte quelle cose che ti rendono nervoso e il disordine e poi vorresti leggere e non fai mai in tempo perchè fai altre mille cazzate tipo comprare moleskine orrende alla fnac e aspettare il tram per diverse mezzore e pensare, quanto ma quanto ti piace pensare e perdere tempo lamentandoti del perdere tempo ed essere lagnoso e logorroico e milanese. oggi ho capito questo, in sostanza. mi sono sentita milanese. e volevo andar fuori tema un po’ così.